venerdì 25 settembre 2009

Le tourbillon de la vie - Jeanne Moreau in "Jules et Jim" di François Truffaut



Le tourbillon

Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets
Et puis elle chantait avec une voix
Qui, sitôt, m'enjola.
Elle avait des yeux, des yeux de paille
Qui m'fascinaient, qui m'fascinaient.
Y avait l'ovale d'son visage pale
De femme fatale qui m'fut fatal. (bis)
On s'est connu, on s'est reconnu,
On s'est perdu d'vue, on s'est r'perdu d'vue.
On s'est retrouvé, on s'est réchauffé
Puis on s'est séparé.
Chacun pour soi est reparti
Dans l'tourbillon d'la vie.
Je l'ai revue un soir aïe aïe aïe
Ca fait déjà un fameux bail. (bis)
Au son des banjos, je l'ai reconnu,
Ce curieux sourire qui m'avait tant plu.
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M'émurent plus que jamais.
Je m'suis saoulé en l'écoutant.
L'alcool fait oublier le temps.
Je m'suis reveillé en sentant
Des baisers sur mon front brulant. (bis)
On s'est connu, on s'est reconnu.
On s'est perdu d'vue, on s'est r'perdu d'vue.
On s'est retrouvé, on s'est réchauffé
Puis on s'est séparé.
Chacun pour soi est reparti
Dans l'tourbillon d'la vie.
Je l'ai revue un soir ah la la
Elle est retombée dans mes bras. (bis)
Quand on s'est connu, quand on s'est reconnu,
Pourquoi s'perdre de vue, se reperdre de vue ?
Quand on s'est retrouvé, quand on s'est réchauffé,
Pourquoi se séparer ?
Alors, tous deux, on est r'parti
Dans l'tourbillon d'la vie.
On a continué à tourner
Tous les deux enlacés. (ter)

giovedì 24 settembre 2009

Le stelle polari di David Foster Wallace


Può la letteratura essere un antidoto alla solitudine? Può un essere umano sentirsi compreso da poeti, filosofi e scrittori? Certi scrittori e certe pagine di letteratura fanno questo effetto. L’effetto è quello di sentirsi profondamente a contatto con un’altra esistenza, un’altra spiritualità, oltrepassando i limiti fenomenici dello spazio e del tempo.
Questi erano i compagni di viaggio di David Foster Wallace (1962-2008), una delle menti più acute della letteratura contemporanea, di cui si sente la mancanza:

L’Apologia di Socrate di Platone
La poesia di John Donne e di Richard Crashaw
Raymond Carver
Moby Dick e Il grande Gatsby
Shakespeare, a volte
Il discorso sul metodo di Cartesio
I Prolegomena di Kant
Il Tractatus di Wittgenstein
Il ritratto dell’artista da giovane di James Joyce
Hemingway e Steinbeck Cormac McCarthy, Don DeLillo, A.S.Byatt e Cynthia Ozick
Philip Larkin, Louise Gluck e Auden

E.L.C.

mercoledì 16 settembre 2009

Il cinema perde il regista Luciano Emmer. A lui l'omaggio di Cinematocasa





www.youtube.com/watch?v=h9fRar9N8zM

Sostiene Pereira: l’io egemone e la confederazione delle anime


"Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere "uno" che fa parte a sé, staccato dall'incommensurabile pluralità dei propri io rappresenta un'illusione,peraltro ingenua, di un'anima di tradizione cristiana; il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità è solo un risultato, non una premessa e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto nella confederazione delle nostre anime nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente. Codesto io spodesta l'io egemone e ne prende il posto passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione. Forse, concluse il dottor Cardoso, dopo una paziente erosione c’è un io egemone che sta prendendo la testa della confederazione delle sue anime, dottor Pereira e lei non può farci nulla, può solo, eventualmente, assecondarlo”.

Da Antonio Tabucchi, “Sostiene Pereira”.

martedì 15 settembre 2009

“Ciò di cui questo paese ha bisogno” – Una riflessione di Groucho Marx sugli Usa del 1940


[…]Il paese ha davvero bisogno di un buon panino al prosciutto. Mi riferisco al semplice, tradizionale(oramai obsoleto) panino al prosciutto, che era un’ istituzione nazionale prima che il barista lo rovinasse con la sua mania di fare esperimenti. Come esperimento, ieri sono andato al bar e ho ordinato un panino al prosciutto.
“Prosciutto con che cosa?” mi ha chiesto.
“Caffè” ho detto.
“Voglio dire, prosciutto con tonno, prosciutto con sardine e pomodoro o prosciutto, pancetta e broccoli? Con insalata di verza cruda o di patate?”.
“Solo prosciutto” ho implorato. ”Un semplice panino al prosciutto, senza pomodoro né lattuga”.
Il giovanotto sembrava perplesso ed è andato a consultarsi con il capo, che mi ha guardato in cagnesco finché non me ne sono andato.
Questo è il tipo di difficoltà che il paese si ritrova a dover affrontare.

“This Week”, 16 giugno 1940

lunedì 14 settembre 2009

Pasolini e il calcio



Pasolini e il calcio
« ... Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio
fondamentalmente poetico. Per spiegarmi, darò – anticipando le conclusioni – alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un «prosatore realista»; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un «poeta realista». Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un «poeta realista»: è un poeta un po’ maudit, extravagante. Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da «elzeviro». Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul «Corriere della Sera»: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti.
Si noti bene che tra la prosa e la poesia non faccio distinzione di valore; la mia è una distinzione puramente tecnica. Tuttavia intendiamoci: la letteratura italiana, specie recente, è la letteratura degli «elzeviri»: essi sono eleganti e al limite estetizzanti: il loro fondo è quasi sempre conservatore e un po’ provinciale… insomma, democristiano.
Fra tutti i linguaggi che si parlano in un Paese, anche i più gergali e ostici, c’è un terreno comune: che è la «cultura»
di quel Paese: la sua attualità storica. Così, proprio per ragioni di cultura e di storia, il calcio di alcuni popoli è fondamentalmente in prosa: prosa realistica o prosa estetizzante (quest’ultimo è il caso dell’Italia): mentre
il calcio di altri popoli è fondamentalmente in poesia. Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del "goal". Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno. In questo momento lo è Savoldi. Il calcio che esprime più goals è il calcio più poetico ... »
(Da "Pagine corsare", Pier Paolo Pasolini: “Il calcio «è» un linguaggio con i suoi poeti e prosatori”)

giovedì 10 settembre 2009

"L’erba: sull’erba non ho niente da dire" - Omaggio a Raymond Queneau














«L’herbe: sur l’herbe je n’ai rien à dire»

L’herbe: sur l’herbe je n’ai rien à dire
mais encore quels sont ces bruits
ces bruits du jour et de la nuit
Le vent: sur le vent je n’ai rien à dire

Le chêne: sur le chêne je n’ai rien à dire
mais qui donc chantonne à minuit
qui donc grignote un pied du lit
Le rat: sur le rat je n’ai rien à dire

Le sable: sur le sable je n’ai rien à dire
mais qu’est-ce qui grince? c’est l’huis
qui donc halète? sinon lui
Le roc: sur le roc je n’ai rien à dire

L’étoile: sur l’étoile je n’ai rien à dire
c’est un son aigre comme un fruit
c’est un murmure qu’on poursuit
La lune: sur la lune je n’ai rien à dire

Le chien: sur le chien je n’ai rien à dire
c’est un soupir et c’est un cri
c’est un spasme un charivari
La ville: sur la ville je n’ai rien à dire

Le cœur: sur le cœur je n’ai rien à dire
du silence à jamais détruit
le sourd balaye les débris
Le soleil: ô monstre, ô Gorgone, ô Méduse
ô soleil.

Chêne et chien (1937)


«L’erba: sull’erba non ho niente da dire»

L’erba: sull’erba non ho niente da dire
ma ancora che sono queste botte
queste botte del giorno e della notte
Il vento: sul vento non ho niente da dire

La quercia: sulla quercia non ho niente da dire
ma chi dunque canticchia a mezzanotte
chi dunque rosicchia il piede del letto
Il topo: sul topo non ho niente da dire

La sabbia: sulla sabbia non ho niente da dire
ma cos’è che cigola? è l’uscio
chi dunque ansima? se non lui
La roccia: sulla roccia non ho niente da dire

La stella: sulla stella non ho niente da dire
è un suono agro come un frutto
è un mormorio che vuole tutto
La luna: sulla luna non ho niente da dire

Il cane: sul cane non ho niente da dire
è un sospiro è un grido
è uno spasimo uno strido
La città: sulla città non ho niente da dire

Il cuore: sul cuore non ho niente da dire
del silenzio per sempre fatto a pezzi
il sordo scopa via i resti
Il sole: o mostro, o Gorgone, o Medusa
o sole.

Traduzione di Marco Munaro

mercoledì 9 settembre 2009

Badly Drawn Boy - Silent Sigh





Come see what we all talk about
People moving to the moon
Stop baby don't go stop here
Never stop living here
Till it eats the heart from your soul
Keeps down the sound of your
Silent sigh
Silent sigh, silent sigh silent sigh
Keeps down all move me down
Could we love each other

Come see what we all talk about
People moving to the moon
Stop baby don't go stop here
Never stop living here
Till it eats the heart from your soul
Keeps down the sound of your
Silent sigh
Silent sigh, silent sigh silent sigh
Keeps down all move me down
But don't love each other
No don't love each other
Never gonna be the same

Il capitalismo secondo Michael Moore

Una Los Angeles noir per "The Black Dahlia" [di Elda Lo Cascio]



Di Brian De Palma
Con Scarlett Johansson, Aaron Eckhart, Hilary Swank, Josh Hartnett
Noir, Usa 2006, 120’


Siamo nel 1947 in una Los Angeles funestata dal crimine. Bucky Bleichert (Josh Hartnett) e Lee Blanchard (Aaron Eckhart) sono due ex pugili ("Ice" e "Fire", "ghiaccio" e "fuoco", come i loro caratteri, diversi ma complementari) che si sfidano per l’ultima volta sul ring, scommettendo una somma di denaro sul loro incontro. Con il denaro vinto, Bucky può permettersi di mandare il padre malato in una casa di cura; nel frattempo viene assunto dalla polizia di Los Angeles. Bucky lavorerà in coppia con Lee, suo collega al commissariato di polizia. Ma la loro vita viene messa in crisi dal brutale assassinio di un’aspirante attricetta di Hollywood, Elizabeth Short (Mia Kirshner), soprannominata la "Dalia Nera".

Sullo sfondo di una Los Angeles cupa e dalle atmosfere noir, si intrecciano le storie di personaggi misteriosi, dalla bionda Kay Lake (Scarlett Johanssonn), diventata la donna di Lee dopo essere stata la preferita di un boss della Malavita organizzata, e una donna dalla vita torbida e ambigua (Hilary Swank), che sembra avere a che fare con la morte della Dalia Nera. La chiave di volta del misterioso omicidio, in un mondo di miserabili, sta ne “L’uomo che ride” di Victor Hugo, nella sua versione cinematografica degli anni ’20.
In questo, il film di De Palma sforna un finale diverso dal romanzo di Ellroy che lascia aperto il caso, così come davvero avvenne nel 1947 a Los Angeles.
L'americano James Ellroy, autore del romanzo “The Black Dahlia”, da cui è tratta la sceneggiatura del film, non è nuovo a vedere realizzare versioni cinematografiche dai suoi scritti. Il precedente “L.A.Confidential” era stato portato sul grande schermo nel 1997 da Curtis Hanson ed aveva vinto un Oscar proprio per la migliore sceneggiatura (oltre quello per la Migliore Attrice Protagonista a Kim Basinger).Dai romanzi di Ellroy emerge il lato oscuro di Los Angeles, dove il crimine, il sesso e le psicosi sono protagonisti assoluti della vita associata e dove Hollywood non corrisponde all’immagine edenica che tutti ammiriamo. Neppure quelli che definiremmo “eroi” sembrano essere del tutto esenti dal peso del peccato; comunque, il loro passato (se non il presente), è contaminato da delitti e affari illeciti.
Detto questo, pare difficile immaginare che la Los Angeles filmata da Brian De Palma sia stata ricostruita interamente a Sofia, in Bulgaria. Complimenti al nostro Dante Ferretti che ha fatto un ottimo lavoro di ricostruzione di interi quartieri della città. Ma voi spettatori quando, guardando “The Black Dahlia”, scorgerete le colline di Hollywood, non lasciatevi ingannare dalla finzione scenica: quelle sono le colline di Sofia.
Sito ufficiale del film: www.theblackdahliamovie.net

Elda Lo Cascio
(L'articolo è anche su www.cinematocasa.it)

lunedì 7 settembre 2009

"Licantropia" - Omaggio a Fernando Pessoa


"Licantropia"


In qualche luogo i sogni diventeranno realtà. C’è un lago solitario
Illuminato dalla luna per me e per te
Come nessuno per noi soli.

Lì la scura vela spiegata in un vago vento non sentito
Guiderà la nostra vita-sonno
Laddove le acque si fondono

In un lido di neri alberi,
Dove boschi sconosciuti vanno incontro
Al desiderio del lago di essere di più,
E rendono il sogno completo.

Lì ci nasconderemo e svaniremo,
Tutti vanamente al confine della luna,
Sentendo che ciò di cui siamo fatti
E’ stato qualche volta musicale.

Fernando Pessoa, da The Mad Fiddler