domenica 25 settembre 2011

Jonathan Demme al Milano Film Festival 2011



La 16°edizione del Milano Film Festival ha reso omaggio a Jonathan Demme, uno dei grandi registi del cinema americano indipendente. Al regista di New York, premio Oscar col pluripremiato “Il silenzio degli innocenti” (1992), è stata dedicata un’interessante retrospettiva sui film più importanti della sua pluriennale carriera. L’edizione del MFF lo ha visto inoltre protagonista al Teatro Strehler di un’insolita lezione- dialogo sul cinema insieme col regista palermitano Luca Guadagnino.
Demme ha passato in rassegna, con molta umiltà e schiettezza, le tappe più salienti della sua carriera, ricordando gli esordi alle dipendenze di Roger Corman, per cui scriveva le note di produzione, gli spot pubblicitari e i primi acerbi esperimenti alla regia di lungometraggi come Femmine in gabbia (1974), sino alle più mature prove d’autore con Il silenzio degli innocenti (1992) o The Agronomist (2003), documentario di denuncia della situazione socio-politica di Haiti attraverso la figura del martire politico Jean Dominique.
Il regista, sollecitato dalle domande del pubblico in sala, si è soffermato sulla sua predilezione per le storie al femminile, facendo risalire tale preferenza all’esperienza personale di adolescente cresciuto esclusivamente dalla madre e dalla nonna e alla sua attrazione giovanile per i corpi sinuosi delle attrici hollywoodiane e italiane come Marilyn Monroe o Sofia Loren.
Demme ha insistito sul ruolo fondamentale che la donna dovrebbe avere nel mondo attuale e che invece, di fatto non ha, rimanendo relegata ai margini di una società fondamentalmente maschilista. Il cinema di Demme, in qualche modo, vorrebbe rendere giustizia al ruolo subalterno che il genere femminile ricopre, mettendo quindi in scena donne dal coraggio smisurato o animate da forti passioni, capaci di grandi gesti o di forti emozioni.
Il regista ha poi parlato della sua passione per la musica (“la fonte più pura di comunicazione”) e dell’ammirazione per il cantante Neil Young su cui ha girato già tre film.
Non è mancato un riferimento ad Haiti, terra crudele e affascinante, il cui popolo vive sospeso fra povertà e ricchezza interiore, e che Demme vuole sempre ricordare nei suoi film, inserendo brani di musica popolare all’interno delle colonne sonore.
Il regista ha inoltre confessato che le sue più importanti fonti di ispirazione cinematografica sono state Alfred Hitchcock, maestro assoluto delle suspense, e Bernardo Bertolucci a cui Demme è legato da profonda amicizia e ammirazione. La visione del film Il conformista (1970) ha talmente affascinato Demme da innescare in lui una profonda riflessione sul fare cinema.
Demme ha concluso la lezione allo Strehler invitando gli aspiranti registi a fare del cinema indipendente senza attendere l’aiuto di produttori o finanziamenti pubblici; secondo il regista newyorchese per essere registi basta scegliere un soggetto e girare: “Be a filmaker, make your film!”

Elda Lo Cascio (22.IX.2011)

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