lunedì 20 dicembre 2010

Da "Hollywood Party" (1968) - Omaggio a Blake Edwards



Filmografia di Blake Edwards alla regia

Quando una ragazza è bella (Bring Your Smile Along) (1955)
Colui che rise per ultimo (He Laughed Last) (1956)
Le avventure di Mister Cory (Mister Cory) (1958)
La tentazione del signor Smith (This Happy Feeling) (1958)
In licenza a Parigi (The Perfect Furlough) (1958)
Operazione sottoveste (Operation Petticoat) (1959)
In due è un'altra cosa (High Time) (1960)
Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany's) (1961)
Operazione terrore (Experiment in Terror) (1962)
I giorni del vino e delle rose (Days of Wine and Roses) (1963)
La Pantera Rosa (The Pink Panther) (1964)
Uno sparo nel buio (A Shot in the Dark) (1964)
La grande corsa (The Great Race) (1965)
Papà, Ma che cosa hai fatto in guerra? (What Did You Do in the War, Daddy?) (1966)
Peter Gunn: 24 ore per l'assassino (Gunn) (1967)
Hollywood Party (The Party) (1968)
Operazione crépes suzette (Darling Lili) (1970)
Uomini selvaggi (Wild Rovers) (1971)
Il caso Carey (The Carey Treatment) (1972)
Il seme del tamarindo (The Tamarind Seed) (1974)
La Pantera Rosa colpisce ancora (The Return of the Pink Panther) (1975)
La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau (The Pink Panther Strikes Again) (1976)
La vendetta della Pantera Rosa (Revenge of the Pink Panther) (1978)
10 (id.) (1979)
S.O.B. (id.) (1981)
Victor Victoria (id.) (1982)
Sulle orme della Pantera Rosa (Trail of the Pink Panther) (1982)
La Pantera Rosa - Il mistero Clouseau (Curse of the Pink Panther) (1983)
I miei problemi con le donne (The Man Who Loved Women) (1983)
Micki e Maude (Micki + Maude) (1984)
Un bel pasticcio! (A Fine Mess) (1986)
Così è la vita! (That's Life!) (1986)
Appuntamento al buio (Blind Date) (1987)
Intrigo a Hollywood (Sunset) (1988)
Skin Deep - Il piacere è tutto mio (Skin Deep) (1989)
Nei panni di una bionda (Switch) (1991)
Il figlio della Pantera Rosa (Son of the Pink Panther) (1993)

domenica 19 dicembre 2010

Breve su : "Lo spettatore immobile. Ennio Flaiano e l'illusione del cinema" di Giacomo Ioannisci, ed. Bietti


Mentre sfogliavo in treno le pagine di Ioannisci su Flaiano implacabile e acuto critico cinematografico, vagabondo della cultura e incline all'anonimato, mi chiedevo con quali parole l'intellettuale pescarese avrebbe commentato la sua fama postuma, quale aforisma avrebbe trovato per descrivere la critica che prima ha emarginato e poi, improvvisamente, scoperto un autore che aveva da sempre sotto gli occhi. Forse Flaiano avrebbe detto di questo bizzarro e postdatato successo, come disse a proposito della morte nel Diario degli errori, "arriva quando non ci interessa più".

Per dirla con parole autorevoli: lo sguardo di Flaiano sull'Italia di ieri (e di oggi)



Ecco cosa diceva Ennio Flaiano nel 1967 dell’Italia e degli italiani. Giudicate voi se i tempi sono cambiati o meno.


“L’Italia paese di porci e di mascalzoni. Il paese delle mistificazioni alimentari, della fede utilitaria (l’attesa dei miracoli a tutti i livelli), della mancanza di senso civico (le città distrutte, la speculazione edilizia portata al limite), della protesta teppistica, un paese di ladri e di bagnini (che aspettano l’estate), un paese che vive per le lotterie e per il giuoco del calcio, per le canzoni e le ferie pagate. Un paese che conserva tutti i suoi escrementi”.

Ennio Flaiano, Diario degli errori, Adelphi, p. 101

Carmen Consoli - Guarda l'alba



Già natale il tempo vola,
l'incalzare di un treno in corsa,
sui vetri e lampadari accesi nelle stanze dei ricordi,
ho indossato una faccia nuova,
su un vestito da cerimonia
ed ho sepolto il desiderio intrepido di averti affianco,

Allo specchio c'è un altra donna,
nel cui sguardo non v'è paura
com'è preziosa la tua assenza
in questa beata ricorrenza,
ad oriente il giorno scalpita non tarderà..

Guarda l'alba che ci insegna a sorridere,
quasi sembra che ci inviti a rinascere,
tutto inzia,
invecchia,
cambia,
forma,
l'amore tutto si trasforma
l'umore di un sogno col tempo si dimentica..

Già natale il tempo vola,
tutti a tavola che si fredda,
mio padre con la barba finta
ed un cappello rosso in testa
ed irrompe impetuosa la vita, nell'urgenza di prospettiva

Già vedo gli occhi di mio figlio
e i suoi giocattoli per casa,
ad oriente il giorno scalpita,
la notte depone armi e oscurità..

Guarda l'alba che ci insegna a sorridere,
quasi sembra che ci inviti a rinascere,
tutto inizia,
invecchia,
cambia forma,
l'amore tutto si trasforma,
persino il dolore più atroce si addomestica,
tutto inizia,
invecchia,
cambia,
forma,
l'amore tutto si trasforma,
nel chiudersi un fiore al tramonto si rigenera..

martedì 14 dicembre 2010

Fellini sulla luce nel cinema



La luce è ideologia, sentimento, colore, tono, profondità, atmosfera, racconto.
La luce fa miracoli, aggiunge, cancella, riduce, arricchisce, sfuma, sottolinea, allude, fa diventare credibile e accettabile il fantastico, il sogno e, al contrario, può suggerire trasparenze, vibrazioni, dà miraggio alla realtà più grigia, quotidiana […] il film si scrive con la luce, lo stile si esprime con la luce.

Federico Fellini, da “Fare un film”, Einaudi, Torino 1989, p.140

venerdì 10 dicembre 2010

"Autopsicografia" - Fernando Pessoa



Autopsicografia

O poeta é um fingidor.
Finge tão completamente
Que chega a fingir que é dor
A dor que deveras sente.

E os que lêem o que escreve,
Na dor lida sentem bem,
Não as duas que ele teve,
Mas só a que eles não têm.

E assim nas calhas de roda
Gira, a entreter a razão,
Esse comboio de corda
Que se chama coração.

Fernando Pessoa


Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.

giovedì 9 dicembre 2010

Quando il troppo stroppia - Una breve recensione, per nulla lusinghiera, a “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco (2010)



Nel bel mezzo della lettura de ”Il Cimitero di Praga” mi sono detta: “Chi sono io per giudicare Umberto Eco?”. Eppure, un’opera d’arte, a qualunque specie essa appartenga, una volta pubblicata, esibita o mostrata, non è più possesso dell’autore, ma di chi ne fruisce. Allora ho pensato che mi sarei sentita meglio a pensare di giudicare il prodotto e non l’artefice. Sì, perché per me è stato difficile, scorrendo le pagine del libro, riuscire a trovare qualcosa di positivo, di intrigante o, semplicemente, di mediamente interessante.
I narratori/personaggi del romanzo sono prevedibili, per nulla affascinanti, eroi negativi di una noia mortale, privi di mordente e troppo, troppo, artificiosamente costruiti. Per non parlare della mole di situazioni confuse e frammentarie tenute insieme dal protagonista-falsario dalla personalità irrisolta. Il tema del capro espiatorio e dell’antisemitismo così trattati sembrano una pagliacciata da dilettanti. Per non parlare dell’Unità d’Italia, della massoneria e dell’affaire Dreyfus. Un romanzo storico caotico con la pretesa di far dire e fare a uomini dell’Ottocento ciò che gli uomini contemporanei dicono e fanno abitualmente.
“Il cimitero di Praga” rimane, a mio avviso, un esercizio di stile preconfezionato per lettori piuttosto ingenui.
Ah, dimenticavo! Ad appesantire il giudizio, l’abusato espediente del diario come terapia freudiana che fa tanto coscienza di Zeno. Ma quello di Italo Svevo sì che era un Romanzo. E la /r/maiuscola non è un refuso.

E.L.C.