lunedì 20 dicembre 2010

Da "Hollywood Party" (1968) - Omaggio a Blake Edwards



Filmografia di Blake Edwards alla regia

Quando una ragazza è bella (Bring Your Smile Along) (1955)
Colui che rise per ultimo (He Laughed Last) (1956)
Le avventure di Mister Cory (Mister Cory) (1958)
La tentazione del signor Smith (This Happy Feeling) (1958)
In licenza a Parigi (The Perfect Furlough) (1958)
Operazione sottoveste (Operation Petticoat) (1959)
In due è un'altra cosa (High Time) (1960)
Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany's) (1961)
Operazione terrore (Experiment in Terror) (1962)
I giorni del vino e delle rose (Days of Wine and Roses) (1963)
La Pantera Rosa (The Pink Panther) (1964)
Uno sparo nel buio (A Shot in the Dark) (1964)
La grande corsa (The Great Race) (1965)
Papà, Ma che cosa hai fatto in guerra? (What Did You Do in the War, Daddy?) (1966)
Peter Gunn: 24 ore per l'assassino (Gunn) (1967)
Hollywood Party (The Party) (1968)
Operazione crépes suzette (Darling Lili) (1970)
Uomini selvaggi (Wild Rovers) (1971)
Il caso Carey (The Carey Treatment) (1972)
Il seme del tamarindo (The Tamarind Seed) (1974)
La Pantera Rosa colpisce ancora (The Return of the Pink Panther) (1975)
La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau (The Pink Panther Strikes Again) (1976)
La vendetta della Pantera Rosa (Revenge of the Pink Panther) (1978)
10 (id.) (1979)
S.O.B. (id.) (1981)
Victor Victoria (id.) (1982)
Sulle orme della Pantera Rosa (Trail of the Pink Panther) (1982)
La Pantera Rosa - Il mistero Clouseau (Curse of the Pink Panther) (1983)
I miei problemi con le donne (The Man Who Loved Women) (1983)
Micki e Maude (Micki + Maude) (1984)
Un bel pasticcio! (A Fine Mess) (1986)
Così è la vita! (That's Life!) (1986)
Appuntamento al buio (Blind Date) (1987)
Intrigo a Hollywood (Sunset) (1988)
Skin Deep - Il piacere è tutto mio (Skin Deep) (1989)
Nei panni di una bionda (Switch) (1991)
Il figlio della Pantera Rosa (Son of the Pink Panther) (1993)

domenica 19 dicembre 2010

Breve su : "Lo spettatore immobile. Ennio Flaiano e l'illusione del cinema" di Giacomo Ioannisci, ed. Bietti


Mentre sfogliavo in treno le pagine di Ioannisci su Flaiano implacabile e acuto critico cinematografico, vagabondo della cultura e incline all'anonimato, mi chiedevo con quali parole l'intellettuale pescarese avrebbe commentato la sua fama postuma, quale aforisma avrebbe trovato per descrivere la critica che prima ha emarginato e poi, improvvisamente, scoperto un autore che aveva da sempre sotto gli occhi. Forse Flaiano avrebbe detto di questo bizzarro e postdatato successo, come disse a proposito della morte nel Diario degli errori, "arriva quando non ci interessa più".

Per dirla con parole autorevoli: lo sguardo di Flaiano sull'Italia di ieri (e di oggi)



Ecco cosa diceva Ennio Flaiano nel 1967 dell’Italia e degli italiani. Giudicate voi se i tempi sono cambiati o meno.


“L’Italia paese di porci e di mascalzoni. Il paese delle mistificazioni alimentari, della fede utilitaria (l’attesa dei miracoli a tutti i livelli), della mancanza di senso civico (le città distrutte, la speculazione edilizia portata al limite), della protesta teppistica, un paese di ladri e di bagnini (che aspettano l’estate), un paese che vive per le lotterie e per il giuoco del calcio, per le canzoni e le ferie pagate. Un paese che conserva tutti i suoi escrementi”.

Ennio Flaiano, Diario degli errori, Adelphi, p. 101

Carmen Consoli - Guarda l'alba



Già natale il tempo vola,
l'incalzare di un treno in corsa,
sui vetri e lampadari accesi nelle stanze dei ricordi,
ho indossato una faccia nuova,
su un vestito da cerimonia
ed ho sepolto il desiderio intrepido di averti affianco,

Allo specchio c'è un altra donna,
nel cui sguardo non v'è paura
com'è preziosa la tua assenza
in questa beata ricorrenza,
ad oriente il giorno scalpita non tarderà..

Guarda l'alba che ci insegna a sorridere,
quasi sembra che ci inviti a rinascere,
tutto inzia,
invecchia,
cambia,
forma,
l'amore tutto si trasforma
l'umore di un sogno col tempo si dimentica..

Già natale il tempo vola,
tutti a tavola che si fredda,
mio padre con la barba finta
ed un cappello rosso in testa
ed irrompe impetuosa la vita, nell'urgenza di prospettiva

Già vedo gli occhi di mio figlio
e i suoi giocattoli per casa,
ad oriente il giorno scalpita,
la notte depone armi e oscurità..

Guarda l'alba che ci insegna a sorridere,
quasi sembra che ci inviti a rinascere,
tutto inizia,
invecchia,
cambia forma,
l'amore tutto si trasforma,
persino il dolore più atroce si addomestica,
tutto inizia,
invecchia,
cambia,
forma,
l'amore tutto si trasforma,
nel chiudersi un fiore al tramonto si rigenera..

martedì 14 dicembre 2010

Fellini sulla luce nel cinema



La luce è ideologia, sentimento, colore, tono, profondità, atmosfera, racconto.
La luce fa miracoli, aggiunge, cancella, riduce, arricchisce, sfuma, sottolinea, allude, fa diventare credibile e accettabile il fantastico, il sogno e, al contrario, può suggerire trasparenze, vibrazioni, dà miraggio alla realtà più grigia, quotidiana […] il film si scrive con la luce, lo stile si esprime con la luce.

Federico Fellini, da “Fare un film”, Einaudi, Torino 1989, p.140

venerdì 10 dicembre 2010

"Autopsicografia" - Fernando Pessoa



Autopsicografia

O poeta é um fingidor.
Finge tão completamente
Que chega a fingir que é dor
A dor que deveras sente.

E os que lêem o que escreve,
Na dor lida sentem bem,
Não as duas que ele teve,
Mas só a que eles não têm.

E assim nas calhas de roda
Gira, a entreter a razão,
Esse comboio de corda
Que se chama coração.

Fernando Pessoa


Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.

giovedì 9 dicembre 2010

Quando il troppo stroppia - Una breve recensione, per nulla lusinghiera, a “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco (2010)



Nel bel mezzo della lettura de ”Il Cimitero di Praga” mi sono detta: “Chi sono io per giudicare Umberto Eco?”. Eppure, un’opera d’arte, a qualunque specie essa appartenga, una volta pubblicata, esibita o mostrata, non è più possesso dell’autore, ma di chi ne fruisce. Allora ho pensato che mi sarei sentita meglio a pensare di giudicare il prodotto e non l’artefice. Sì, perché per me è stato difficile, scorrendo le pagine del libro, riuscire a trovare qualcosa di positivo, di intrigante o, semplicemente, di mediamente interessante.
I narratori/personaggi del romanzo sono prevedibili, per nulla affascinanti, eroi negativi di una noia mortale, privi di mordente e troppo, troppo, artificiosamente costruiti. Per non parlare della mole di situazioni confuse e frammentarie tenute insieme dal protagonista-falsario dalla personalità irrisolta. Il tema del capro espiatorio e dell’antisemitismo così trattati sembrano una pagliacciata da dilettanti. Per non parlare dell’Unità d’Italia, della massoneria e dell’affaire Dreyfus. Un romanzo storico caotico con la pretesa di far dire e fare a uomini dell’Ottocento ciò che gli uomini contemporanei dicono e fanno abitualmente.
“Il cimitero di Praga” rimane, a mio avviso, un esercizio di stile preconfezionato per lettori piuttosto ingenui.
Ah, dimenticavo! Ad appesantire il giudizio, l’abusato espediente del diario come terapia freudiana che fa tanto coscienza di Zeno. Ma quello di Italo Svevo sì che era un Romanzo. E la /r/maiuscola non è un refuso.

E.L.C.

martedì 30 novembre 2010

Dall'"Armata Brancaleone" - Omaggio a Mario Monicelli



Filmografia del Maestro della commedia all'italiana

› (2006) Le rose del deserto
› (2003) Firenze, il nostro domani
› (2002) Lettere dalla Palestina
› (2001) Un altro mondo è possibile
› (2000) Come quando fuori piove
› (1999) Un amico magico: il maestro Nino Rota
› (1999) Panni sporchi
› (1997) I corti italiani
› (1996) Esercizi di stile
› (1995) Facciamo paradiso
› (1994) Cari fottutissimi amici
› (1992) Parenti serpenti
› (1991) Rossini! Rossini!
› (1990) Il male oscuro
› (1989) La moglie ingenua e il marito malato (TV)
› (1989) 12 registi per 12 città
› (1988) I Picari
› (1986) Speriamo che sia femmina
› (1985) Le due vite di Mattia Pascal
› (1984) Bertoldo, Bertoldino e... Cacasenno
› (1982) Amici miei atto II
› (1981) Il Marchese del Grillo
› (1981) Camera d'albergo
› (1980) Temporale Rosy
› (1979) Viaggio con Anita
› (1977) I nuovi mostri
› (1977) Un borghese piccolo piccolo
› (1976) Signore e signori, buonanotte
› (1976) Caro Michele
› (1975) Amici miei
› (1974) Romanzo popolare
› (1973) Vogliamo i colonnelli
› (1971) La mortadella
› (1970) Brancaleone alle crociate
› (1970) Le coppie
› (1969) Tò, è morta la nonna!
› (1968) La ragazza con la pistola
› (1968) Capriccio all'italiana
› (1966) L'Armata Brancaleone
› (1966) Le fate
› (1965) Casanova '70
› (1964) Alta infedeltà
› (1963) I compagni
› (1962) Boccaccio '70
› (1960) Risate di gioia
› (1959) La grande guerra
› (1959) Lettere dei condannati a morte
› (1958) I soliti ignoti
› (1957) Il Medico e lo stregone
› (1957) Padri e figli
› (1956) Donatella
› (1955) Un eroe dei nostri tempi
› (1955) Totò e Carolina
› (1954) Proibito
› (1953) Le infedeli
› (1952) Totò e le donne
› (1951) Guardie e ladri
› (1951) Totò e i re di Roma
› (1950) E' arrivato il cavaliere!
› (1950) Vita da cani
› (1949) Al diavolo la celebrità
› (1949) Totò cerca casa
› (1935) I Ragazzi della via Paal

lunedì 22 novembre 2010

Wislawa Szymborska - "Disattenzione"



"Disattenzione"
Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio.
Su un tavolo più giovane da una mano d’un giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
È durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

[Da Due punti, traduzione di Pietro Marchesani, Adelphi 2006, pp.41-42]

Foto: copyright di Elda Lo Cascio

martedì 16 novembre 2010

La bellezza di Doisneau e lo Spleen autunnale



In una giornata in cui il "cielo basso e greve pesa, come un coperchio sullo spirito che geme in preda ai lunghi tedii e, dell’orizzonte abbracciando tutto il cerchio,ci versa una luce nera più triste delle notti..." è giunto Doisneau a salvarmi, con la sua infinita, francese, Bellezza.

Merci a vous, Robert!

L'astro nascente della "chanson française": Zaz con "Je veux"

domenica 14 novembre 2010

Eddie Vedder -"Rise" da Into the Wild



Such is the way of the world
You can never know
Just where to put all your faith
And how will it grow

Gonna rise up
Burning back holes in dark memories
Gonna rise up
Turning mistakes into gold

Such is the passage of time
Too fast to fold
And suddenly swallowed by signs
Low and behold

Gonna rise up
Find my direction magnetically
Gonna rise up
Throw down my ace in the hole

martedì 26 ottobre 2010

Malika Ayane e Paolo Conte in "Little Brown Bear"



I drink some water, please
No whisky no champagne
I am a little brown bear

The town is for me a shock
As this smile now on you
What stranger what you say, say

But I see things
That you can’t see in your world
That you can’t see in your world

I come from some old form
Of sweet intelligence
No bow no reverence

I drink some water, please
No whisky no champagne
I am a little brown bear
I am a little brown bear
I am a little brown bear

I see the moon
So enigmatic for you
Fireball of honey for me mmm

I drink some water, please
No whisky no champagne
I am a little brown bear
I drink some water, please
No whisky no champagne
I am a little brown bear
I am a little brown bear
I am a little brown bear


Dall'album "Grovigli" (2010)

venerdì 22 ottobre 2010

Inneres Auge - L'ultimo capolavoro politico/poetico di Franco Battiato



Inneres Auge
Come un branco di lupi
che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api
accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da
altissimi monti in rovina.
uno dice che male c’è a organizzare feste private
con delle belle ragazze
per allietare primari e servitori dello stato?
non ci siamo capiti
e perché mai dovremmo pagare
anche gli extra a dei rincoglioniti?
che cosa possono le leggi
dove regna soltanto il denaro?
la giustizia non è altro che una pubblica merce…
di cosa vivrebbero
ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.
la linea orizzontale
ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
con le palpebre chiuse
s’intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore:
inneres auge, das innere auge
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
ma quando ritorno in me,
sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato…
mi basta una sonata di corelli,
perché mi meravigli del creato!

mercoledì 20 ottobre 2010

Agire come Bartleby lo scrivano - Omaggio a Ennio Flaiano



Preferire sempre di no.
Non rispondere a inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti, perché tutto viene utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà dell’individuo e favorisce il malgoverno, la malavita, la mafia, la camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una sana vita universitaria, dominata dalla Burocrazia, dalla polizia, dalla ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli arruffoni, dai meridionali scalatori, dai settentrionali discesisti, dai centrali centripeti, dalla Chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di potere a qualsiasi livello, dai convertiti, dagli invertiti, dai reduci, dai mutilati, dagli elettrici, dagli studenti bocciati, dai pornografi, poligrafi, truffatori, mistificatori, autori ed editori. Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere: no.
Non cedere alle lusinghe della televisione.
Non far crescere i capelli, perché questo segno estremo ti classifica e la tua azione può essere neutralizzata in base a questo segno.
Non cantare, perché le tue canzoni piacciono e vengono annesse.
Non preferire l’amore alla guerra, perché anche l’amore è un invito alla lotta.
Non preferire niente.
Non adunarti con quelli che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di no in gruppo. Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato.
Alle urne metti la tua scheda bianca sulla quale avrai scritto: No. Sarà il modo segreto di contarci.
Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì. I quali si chiederanno cosa non viene apprezzato del loro ottimismo.

Ennio Flaiano, Diario degli errori, Adelphi ed.

domenica 17 ottobre 2010

Omaggio alla vita reale: “Lo sforzo umano” di Jacques Prévert


Lo sforzo umano
non è quel bel giovane sorridente
ritto sulla sua gamba di gesso
o di pietra
e che mostra grazie ai puerili artifici dello scultore
la stupida illusione
della gioia della danza e del giubilo
evocante con l'altra gamba in aria
la dolcezza del ritorno a casa
No
Lo sforzo umano non porta un fanciullo sulla spalla destra
un altro sulla testa
e un terzo sulla spalla sinistra
con gli attrezzi a tracolla
e la giovane moglie felice aggrappata al suo braccio
Lo sforzo umano porta un cinto erniario
e le cicatrici delle lotte
intraprese dalla classe operaia
contro un mondo assurdo e senza leggi
Lo sforzo umano non possiede una vera casa
esso ha l'odore del proprio lavoro
ed è intaccato ai polmoni
il suo salario è magro
e così i suoi figli
lavora come un negro
e il negro lavora come lui
Lo sforzo umano no ha il savoir-vivre
Lo sforzo umano non ha l'età della ragione
lo sforzo umano ha l'età delle caserme
l'età dei bagni penali e delle prigioni
l'età delle chiese e delle officine
l'età dei cannoni
e lui che ha piantato dappertutto i vigneti
e accordato tutti i violini
si nutre di cattivi sogni
si ubriaca con il cattivo vino della rassegnazione
e come un grande scoiattolo ebbro
vorticosamente gira senza posa
in un universo ostile
polveroso e dal soffitto basso
e forgia senza fermarsi la catena
la terrificante catena in cui tutto s'incatena
la miseria il profitto il lavoro la carneficina
la tristezza la sventura l'insonnia la noia
la terrificante catena d'oro
di carbone di ferro e d'acciaio
di scoria e polvere di ferro
passata intorno al collo
di un mondo abbandonato
la miserabile catena
sulla quale vengono ad aggrapparsi
i ciondoli divini
le reliquie sacre
le croci al merito le croci uncinate
le scimmiette portafortuna
le medaglie dei vecchi servitori
i ninnoli della sfortuna
e il gran pezzo da museo
il gran ritratto equestre
il gran ritratto in piedi
il gran ritratto di faccia di profilo su un sol piede
il gran ritratto dorato
il gran ritratto del grande indovino
il gran ritratto del grande imperatore
il gran ritratto del grande pensatore
del gran camaleonte
del grande moralizzatore
del dignitoso e triste buffone
la testa del grande scocciatore
la testa dell'aggressivo pacificatore
la testa da sbirro del grande liberatore
la testa di Adolf Hitler
la testa del signor Thiers
la testa del dittatore
la testa del fucilatore
di non importa qual paese
di non importa qual colore
la testa odiosa
la testa disgraziata
la faccia da schiaffi
la faccia da massacrare
la faccia della paura.

Jacques Prévert

mercoledì 13 ottobre 2010

You Learn - Alanis Morissette




I recommend getting your heart trampled on to anyone, yeah
I recommend walking around naked in your living room, yeah

Swallow it down ( what a jagged little pill )
It feels so good ( swimming in your stomach )
Wait until the dust settles

You live you learn
You love you learn
You cry you learn
You lose you learn
You bleed you learn
You scream you learn

I recommend biting off more than you can chew to anyone
I certainly do
I recommend sticking your foot in your mouth at any time
Feel free

Throw it down ( the caution blocks you from the wind )
Hold it up ( to the rays )
You wait and see when the smoke clear

You live you learn
You love you learn
You cry you learn
You lose you learn
You bleed you learn
You scream you learn

Wear it out ( the way a three-year-old would do )
Melt it down ( you're gonna have to eventually anyway )
The fire trucks are coming up around the bend

You live you learn
You love you learn
You cry you learn
You lose you learn
You bleed you learn
You scream you learn

You grieve you learn
You choke you learn
You laugh you learn
You choose you learn
You pray you learn
You ask you learn
You live you learn

martedì 5 ottobre 2010

"Tienti dritto e sorridi" - invito alla nonviolenza di Giuseppe Lanza del Vasto

Tieniti dritto e sorridi / fallo in ogni tempo, all’ora del cattivo umore / come all’ora del buon umore, / davanti a quelli che ti piacciono / e a quelli che ti ripugnano / nell’agiatezza e nelle strettezze / nella miseria o l’opulenza. / La malattia o la salute, / tieniti dritto e sorridi / tra coloro che si precipitano, / coloro che si agitano nel vuoto / o si urtano gli uni gli altri / tieniti dritto e sorridi / tra coloro che si fanno largo a gomitate, / coloro che tendono le mani per prendere, / o che si arrampicano e si destreggiano, / tieniti dritto e sorridi / tra coloro che discutono, / e coloro che si ingiuriano, / coloro che stringono i pugni, / coloro che brandiscono le armi, / tieniti dritto e sorridi / nel giorno della collera / e dello sbandamento, / quando tutto crolla e brucia, / tu solo in piedi nel panico, / tieniti dritto e sorridi / di fronte ai giusti dalla nuca rigida, / i giudici dalle virtù taglienti, / gli importanti che si dimenano, / tieniti dritto e sorridi / sia che venga fatto il tuo elogio, / sia che ti si sputi in faccia, / tieniti dritto e sorridi / a casa con i tuoi, / tieniti dritto e sorridi, / di fronte alla tua amata, / tieniti dritto e sorridi. / Nei giochi e nelle danze, / tieniti dritto e sorridi. / Nella veglia e i digiuni, / tieniti dritto e sorridi / solo nell’alto silenzio, / tieniti dritto e sorridi / al limitare del grande viaggio, / anche se i tuoi occhi piangono, / tieniti dritto e sorridi. // (Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, Tienti dritto e sorridi).

lunedì 6 settembre 2010

Povera Patria- Franco Battiato (1992)



Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare

Dall’album “Come un cammello in una grondaia” (1991)

mercoledì 21 luglio 2010

Ricardo Reis anti-verista - da "L'anno della morte di Ricardo Reis" di José Saramago



Ricardo Reis riflette su ciò che ha visto e sentito, pensa che l'oggetto dell'arte non è l'imitazione, che è stata una debolezza criticabile dell'autore l'aver scritto l'opera nel dialetto di Nazaré, o in quello che ha supposto essere quel dialetto, dimenticando il fatto che la realtà non sopporta il suo riflesso, lo respinge, solo un'altra realtà, una qualunque, può essere messa al posto di quella che si vuole esprimere e, proprio perché differenti fra loro, a vicenda si mostrano, si spiegano ed enumerano, la realtà come invenzione che fu l'invenzione come la realtà che sarà.

José Saramago, L'anno della morte di Ricardo Reis, Feltrinelli ed. 2010

lunedì 28 giugno 2010

STANLEY KUBRICK FOTOGRAFO 1945-1950



“Ho sempre pensato che un’ambiguità credibile, davvero realistica, costituisca la migliore forma di espressione".



L' amore per il paradosso, per l’ossimoro, per l'ambiguità è una delle cifre dell'opera di uno dei maggiori registi del '900: Stanley Kubrick.Mentre molti sono gli appassionati dei suoi film, pochi sapevano, fino a oggi, che, negli anni dell'immediato dopoguerra Kubrick è stato anche un grandissimo fotografo.Dal 1945 al 50 egli lavorò infatti per la rivista Look, una pubblicazione ad ampia diffusione pubblicata a New York che si proponeva, negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, di documentare la vita sociale nell’America del dopoguerra.A Rainer Crone, curatore di questa mostra e grande studioso di arte contemporanea, si deve la scoperta e lo studio di un complesso di ben 12.000 immagini tratte da questa rivista, che nessuno mai aveva avuto modo di analizzare dal punto di vista critico o storico.
Oggi abbiamo la fortuna di poter presentare al Palazzo della Ragione a Milano non una semplice raccolta delle fotografie di un artista ,per quanto importante, ma una serie di ‘storie’ narrate per immagini, che costituiscono un corpus storicamente unico, attraverso cui ci è possibile leggere, in una forma ben identificabile, lo stile e le capacità da ‘story teller‘ del grande regista.
In particolare, questa raccolta di negativi ci permette di decodificare in modo persuasivo alcuni dei riferimenti culturali che saranno caratteristici anche del Kubrick regista:Innanzitutto il tema dell’ ‘estraneazione’ dell’artista rispetto alla propria opera d’arte.Kubrick viveva in una New York in cui Brecht riscuoteva grandi successi con la sua ‘Opera da tre soldi’. E lo stesso regista, ebreo di origine, non poteva non riconoscersi in quell’aspetto della cultura tedesca che, che va dall’Espressionismo in poi. e ancora, la certezza che una raffigurazione ‘stilizzata’ della realtà possa essere molto più efficace di una ‘naturale’ documentazione. Già Proust aveva attirato l’attenzione sulla peculiarità di un approccio fotografico alla realtà che si risolve in una sorta di ‘alienazione’ da essa. Alla luce dell’opera successiva di Brecht, tale ‘alienazione’ finisce però per trasformarsi, nell’opera di Kubrick, nella sperimentazione delle proprie emozioni ed esperienze di fronte al frammento di realtà inquadrato dalla macchina fotografica.e infine, l’interesse fortissimo già nel giovane Kubrick, nel rappresentare tutto ciò che non è ancora certo e ben definito, il fascino che su di lui esercita tutto ciò che non è più e non è ancora. Caratteristica specifica, peraltro, di una cultura americana che si sta affermando nella propria originalità e nel proprio tentativo di distaccarsi da quella europea.


Una serie di racconti per immagini dunque che vengono presentate al pubblico italiano, con la certezza che, al di là dell’interesse storico-artistico della scoperta, esse consentano ai tanti appassionati dell’opera di Stanley Kubrick di ritrovare in esse, in luce, tutta la capacità narrativa, il senso dell’humor e la forza visionaria del grande regista.Per la prima volta al mondo, una mostra indaga un aspetto finora poco conosciuto della carriera di Stanley Kubrick. Dal 16 aprile al 4 luglio 2010, a Palazzo della Ragione di Milano saranno esposte oltre 200 fotografie, molte delle quali inedite e stampate dai negativi originali, realizzate da Stanley Kubrick dal 1945 al 1950 quando, a soli 17 anni, venne assunto dalla rivista americana Look. L’esposizione, curata da da Rainer Crone è stata realizzata dal Comune di Milano -Cultura e da Giunti Arte mostre musei.




Milano, Palazzo della Ragione, sino al 4 luglio 2010

mercoledì 23 giugno 2010

Se la guida è Canetti...



Elias Canetti, Le voci di Marrakech, ed. Adelphi


"Io sogno un uomo che disimpari a tal punto le lingue della terra da non comprendere più, in nessun paese, ciò che dice la gente. Che c'è nella lingua? Che nasconde? Che cosa ci sottrae?".
Le grida dei ciechi di Marrakech forniscono lo spunto a Canetti per riflettere sul senso del linguaggio, della comunicazione. I ciechi urlano ed elevano al cielo il loro grido di lode ad Allah. Non hanno la vista, ma percepiscono il mondo e la sua sacralità attraverso suoni primigeni, indistinti, autentici.
Canetti ci dà la possibilità di entrare con lui in un universo contraddittorio, a tratti primitivo e favolistico, a tratti scaltro e industrioso. Dopo la lettura, nelle orecchie del lettore permane l'eco di grida lontane e, fra le dita, granelli di sabbia rossa.

di E.L.C.

giovedì 21 gennaio 2010

AVATAR IO TI VEDO - da CineMonitor


AVATAR | IO TI VEDO



2154. Ora lo sappiamo, il mondo sarà ancora lo stesso squallido posto di sempre. I potenti, gli oppressori, gli avidi, gli opportunisti cercheranno di invadere ancora i territori di quelle popolazioni che sopravvivono grazie al legame della comunità e alle risorse di madre terra. Per converso quest`ultimi si opporrano rivendicando i propri valori e il loro legame con la terra che ha dato loro la vita e la pace. L’esperienza immersiva di Avatar (chiamarlo semplicemente film è offensivo) che sta conquistando i botteghini di tutto il mondo, si appresta a rapirci con le sue creature mitologiche, la sua moltitudine di esseri viventi pixelati di milioni di colori fluorescenti e ipnotizzanti, le montagne sospese nel vuoto, i suoi paesaggi da fiaba, la sua energia vitale. Freschissimo vincitore ai Golden Globes la sua marcia trionfale sembra inarrestabile intenta ad abbatter ogni record.

Il nucleo di Avatar però, aldilà di quanto s’è detto è scritto, è umano. Che questo abbia le forme, i colori, il cuore e l’aspetto della popolazione Na’vi ha poca importanza. Si tratta della popolazione che abita sul pianeta Pandora e preso di mira dal governo Americano grazie alla sua alta e preziosa concentrazione di optarium alle radici dell’albero delle anime. Una scienziata Sigurney “Alien” Weawer (mai ritorno fu più gradito) cercherà di opporsi all`insaziabile avidità degli stati uniti facendogli notare che l’energia “è tutto ciò che è intorno e non nel sottosuolo” di Eywa. Ad aiutarla il soldato marines, paraplegico a causa di un incidente , che sperimenterà i primi AVATAR sul pianeta Pandora: ibridi creati dall`incrocio tra DNA umano e quello Na`vi e controllabili attraverso una cabina intessita di connessioni neuronali. Sono sicuro che il mio ex prof. di Antropologia - Massimo Canevacci - sarà impazzito di gioia nel vedere questi esseri "sincretici" che si trapassano le loro anime e si contaminano,danno vita al nuovo e si feriscono col "vecchio". Facile inoltre il rimando immediato al wire di Lenny Nero in Strange Days che permetteva di vivere in prima persona vite altrui. Il canovaccio classico è servito, buoni vs cattivi, storia d’amore, eroe e anti-eroe, battaglia finale, epilogo.


Cosa c’è di nuovo.
Avatar è quanto di più cinematografico si sia mai osato pensare/scrivere/dirigere e lo è per come ti tiene incollato allo schermo e “intorno ad esso”. Il 3D era sì stato annunciato come la rivoluzione principale dell’opera non tanto però ,come molti scrivono e pensano, come se fosse la sua prima vera introduzione sul grande schermo, quanto per il valore aggiunto che fornisce nell’inventare linguaggi narrativi inediti e maggiormente coinvolgenti. Sono tantissimi ad esempio gli oggetti che impattano sul campo visivo all’improvviso per dare una maggiore percezione tridimensionale all’occhio umano. In sala qualche bambino (e non solo), cercava di “afferrare” gli elementi visivi che animavano le zone periferiche dello schermo.
Di fatto i livelli sullo schermo si percepiscono su diversi piani e la differenza in termini di qualità la si nota soprattutto su Pandora e molto meno sugli umani. Le riprese infatti sono state realizzate grazie alla modernissima macchina Fusion3D che ha reso possibile girare più scene contemporaneamente grazie alla doppia lente presente sul supporto. Live-action puro! Indubbiamente la potenza di fuoco degli strumenti tecnologici hollywoodiani e relativo budget “illimitato” - si parla di 400 milioni di dollari – hanno inciso profondamente nella buona riuscita dell`opera ma non sempre il rapporto è così direttamente proporzionale. Insomma a cosa vorremmo appellarci questa volta per rilanciare goffamente il nostro cinema stantìo? Non ripetiamo sempre la stessa zolfa perchè ormai la conoscono bene anche i bambini: in Italia non si sperimenta e probabilmente non è nella nostra indole tentare imprese del genere. Per la cronaca Baària di Tornatore non ce l`ha fatta, gli stato è preferito lo splendido Nastro Bianco di Michael Haneke nella corsa agli Oscar come Miglior film straniero. Niente da ridire, l`avevamo già visto a Venezia e le impressioni erano proprio queste.
Sicuramente quando lo standard di ripresa digitale sarà 4k non ci soffermeremo più sui se e sui ma. Di certo è che Avatar ri-definisce struttura narrativa e contenuti. Lancia un monito al mondo, a vivere e prosperare secondo l’energia vitale ( che un giorno dovremo restituire) che la terra ci dà e non a sperperare. Ogni cosa, essere o entità è su Pandora, è viva e ci si può comunicare per mezzo di estensioni nascoste fra i capelli della popolazione Na`vi. E` proprio grazie a queste “connessioni” che il marines-avatar Sam Worthington riuscirà a guardare con i propri occhi scegliendo di non esser più una mammoletta in balia di ordini.
Con spirito libero e mente aperta si trasforma in un antropologo, studia la popolazione nativa, ne apprende usi e costumi, diventa uno di loro; è proprio grazie a lui che Cameron ci tramanda un sogno, un mondo, un messaggio, un’osmosi necessaria tra terra, radici e civiltà senza la quale il prezzo da pagare sarà altrimenti l’estinzione dell’intera razza umana, o almeno così come noi la conosciamo. La popolazione Na`vi trasforma la preghiera in un rito - come ogni altra cosa del resto - e ogni corpo è tenuto legato all`altro tramite le braccia generando un`onda ritmica che ondeggia al ritmo del canto con cui s`invoca di esser ascoltati. Pandora è un link che rimanda ad altri mondi e ad esser Altri, pensare di esplorare il mondo restando rinchiusi nel nostro corpo significa rinunciare.

AVATAR è l`infinito.

Da CineMonitor - Osservatorio Cinema (di Francesco Sarullo, 19/01/2009)