giovedì 22 ottobre 2009

Il labirinto nella sua forma attuale: il rizoma


Ogni epoca elabora e ricostruisce labirinti, alcune forme permangono, altre scompaiono.
Alla forma del labirinto cretese se ne sono affiancate altre che da quella hanno tratto il proprio humus.
La forma si adatta ai mutati e mutevoli bisogni della società, a nuove esigenze di “senso”.
L’età contemporanea frammenta le forme e le sovrappone senza più possibilità di scorgervi un’entrata e un’ uscita, un senso di percorrenza, un centro che sia immobile, un dentro e un fuori.
La società odierna ha prodotto i rizomi di cui parlano Deleuze e Guattari e di cui Eco ha fornito un’affascinante definizione: “(…) il rizoma, o la rete infinita, dove ogni punto può connettersi ad ogni altro e la successione delle connessioni non ha termine teorico perché non esiste più un esterno o un interno: in altri termini, il rizoma può proliferare all’infinito. Inoltre potremmo immaginarlo come una palla di burro, senza confini, all’interno della quale posso perforare senza troppa fatica una parete che separa due condotti creando per ciò stesso un nuovo condotto. Il che equivale a dire che nel rizoma anche le scelte sbagliate producono soluzioni e insieme contribuiscono a complicare il problema. Se anche una Mente può aver pensato il rizoma, non ne avrà però pensata e stabilita in anticipo la struttura. Il rizoma è come un libro in cui ogni lettura cambi l’ordine delle lettere e produca un nuovo testo”.
E.L.C.

Cit. da Umberto Eco, Prefazione a Paolo Santarcangeli, Il libro dei labirinti, pp. XIII-XIV.

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