Cascando
I
perché non meramente l’occasione
senza speranze di stillare
parole
meglio non è abortire che essere sterili
plumbee dopo che tu vai via le ore
cominceranno sempre troppo presto
uncinando alla cieca
a dragare il letto del desiderio
recuperando le ossa i vecchi amori
orbite un tempo riempite di occhi come i tuoi
forse che tutto è sempre meglio troppo presto che mai
coi volti bruttati dal nero desiderio
nuovamente dicendo in nove giorni mai riemerse l’amato
né in nove mesi
né in nove vite
II
nuovamente dicendo
se non m’insegni non imparerò
nuovamente dicendo ecco vi è un’ultima volta
persino per le ultime volte ultime volte per mendicare
ultime volte per amare
per sapere di non sapere fingere
un’ultima anche per le ultime volte
di dire se non m’ami
non sarò amato se non amo te
non amerò
la zangola di parole stantie nuovamente nel cuore
amore amore amore
tonfo del vecchio pistone a pestare
l’inalterabile
siero di parole
nuovamente atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere fingere
fingere
io e tutti quegli altri che ti ameranno
se ti amano
III
sempre che ti amino
Samuel Beckett
2 commenti:
Amo questa poesia, l'ho letta migliaia di volte, pure a Madrid quando il gelo nel cuore mi colse.
l'unica persona a cui vorrei dedicarla è a colei che mi ha gettato una rete mentre annaspavo tra le onde e che sa leggere nei miei occhi cosa sento e ancora non conosco.
Grazie
E' una lucida radiografia dell'amore nel suo aspetto più crudo, fra paura di amare chi si ama e di esseri amati da chi amiamo e allo stesso tempo il timore che questo non accada, e che l'amore possa essere tutto una finzione (e dunque un non-amore).
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